ESG e SFDR: i vantaggi della trasparenza per VC e startup

Inizio anno, tempo di bilanci e di qualche considerazione sul futuro in materia di startup e investimenti sostenibili: il 2023 coincide, infatti, con il secondo anniversario dell’entrata in vigore del regolamento europeo 2019/2088, meglio conosciuto dagli addetti ai lavori come Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR). Obiettivo del regolamento è stato, ed è tuttora, quello di porre un freno al fenomeno del greenwashing e promuovere gli investimenti privati sostenibili, incentivando le scelte degli investitori attraverso framework comuni e trasparenti di rendicontazione e, non da ultimo, l’esplicita distinzione tra operatori finanziari che effettuano investimenti sostenibili e non.

 

Gli strumenti finanziari sostenibili diventano più attrattivi, mentre vengono penalizzati gli “articoli 6”

Secondo l’SFDR, solo gli strumenti finanziari che rientrano nelle caratteristiche previste dagli articoli 8 e 9 del Regolamento, i cosiddetti “light green” e “dark green”, possono dichiararsi strumenti “sostenibili” e utilizzare termini come “ESG” o “sostenibilità” nella propria rendicontazione finanziaria e nelle proprie attività di marketing. Al contrario, gli strumenti finanziari che rientrano nell’articolo 6 – vale a dire i prodotti non focalizzati sulla sostenibilità – non solo non possono utilizzare i medesimi termini, ma devono esplicitamente dichiarare e motivare la propria “non sostenibilità” verso gli investitori.

Date queste premesse, appare evidente l’intenzione delle autorità europee nell’orientare le scelte degli investitori verso quelle tipologie di strumenti– articoli 8 e 9 che investono del tutto o in parte in startup, aziende, soluzioni sostenibili e che rispettano i principi ESG, disincentivando al contempo gli investimenti verso tutte le altre tipologie di prodotto finanziario. I dati, per il momento, sembrano dare ragione a questa tesi: secondo Morningstar, gli asset dei fondi conformi all’articolo 8 e 9 hanno raggiunto i 4.000 miliardi di euro a fine 2021, pari al 42,4% di tutti i fondi venduti nell’Unione Europea.

 

Verso nuove forme di investimento “ibride” per sostenere le procedure di compliance delle startup

In questo contesto, diventerà sempre più importante per gli operatori specializzati – come i venture capital – la possibilità di rendicontare correttamente le performance dei propri investimenti sotto il profilo degli ESG, con l’obiettivo di entrare a far parte del sempre più numeroso gruppo degli investitori “sostenibili”, attrarre ulteriori capitali da investire e massimizzare le opportunità di exit delle startup in portfolio. Una capacità di rendicontazione, tuttavia, troppo importante per poter essere data per scontata: molte startup non dispongono infatti né delle risorse, né delle competenze interne sufficienti per misurare le proprie performance di sostenibilità seguendo modalità scientificamente valide e basate su criteri oggettivi, oltre ad una base di dati misurabili e monitorabili per delle valutazioni specifiche.

Se ancora oggi più di due round su tre realizzati dai venture capital europei prevedono forme di investimento esclusivamente finanziario, è nondimeno molto probabile che nel prossimo futuro sempre più investitori e imprenditori troveranno un punto di incontro a partire da più ambiziose modalità ibride di investimento: al supporto per la crescita delle startup si affiancherà, con ogni probabilità, anche un supporto manageriale, strategico e  finanziario per migliorare la rendicontazione delle performance di sostenibilità e di aderenza ai principi ESG delle startup stesse (attraverso metodologie oggettive, ma che richiedono un importante investimento economico e di tempo, come il Life Cycle Assessment).

La grande soluzione di continuità rappresentata dal Regolamento SFDR prevede, infatti, framework comuni di misurazione e rendicontazione che devono essere continuamente alimentati da nuovi dati e performance dettagliate: la disponibilità dei venture capital nel finanziare il processo di misurazione consentirà alle startup di rendicontare con maggiore precisione e oggettività i propri progressi e migliorare il proprio standing sul mercato, e ai venture capital stessi di rispondere a quel bisogno di oggettività, chiarezza e trasparenza che i nuovi regolamenti – ma soprattutto le nuove generazioni di investitori – richiedono in maniera sempre più urgente.

 

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